PROLASSI

 

 

Cosa è un prolasso e fattori predisponenti

La parola prolasso deriva dal latino prolapsus che significa «cadere in avanti, scivolare».

Con questo termine in medicina si intende la fuoriuscita (parziale o totale) di un viscere dalla cavità in cui è contenuto attraverso un canale o un orifizio naturale.

 

A livello pelvico gli organi che possono prolassare attraverso il canale vaginale sono: utero, vescica e retto generando un isterocele, un cistocele ed un rettocele.

Nel caso in cui il retto dovesse prolassare attraverso il canale anale si parlerà di prolasso rettale.

Il prolasso rettale può essere di due tipi: prolasso mucoso rettale e prolasso rettale completo

Il prolasso rettale può interessare sia gli uomini che le donne.

 

Il prolasso si genera nei casi in cui si viene a creare uno squilibrio tra il sistema di sostegno (rappresentato dai muscoli del pavimento pelvico) e quello di sospensione dell’organo (rappresentato dai legamenti dell’organo).

L’esempio tipico per spiegare questa situazione è rappresentato dalla teoria del “boat in dry clock” di De Lancey che paragona gli organi pelvici ad una nave ormeggiata in un porto dove gli ormeggi (sistema di sospensione) rappresentano i legamenti dei visceri e l’acqua (sistema di sostegno) rappresenta il piano perineale ossia la struttura muscolo aponeurotica.

 

 

Se a questa nave venisse tolto il sostegno dell’acqua inizialmente si terrebbe comunque ferma nella sua posizione grazie ai suoi ormeggi, ma con il passare del tempo questi inizieranno dapprima ad allungarsi (prolasso di I° grado), sotto il peso del viscere e delle iperpressioni addominali, per poi rompersi successivamente (prolasso di IV°) nel caso in cui il sostegno dell’acqua non dovesse tornare.

Questo significa che i legamenti, sottoposti al peso del viscere e della iperpressione addominale, inizialmente si allungheranno ed in fine si romperanno.

Vi è quindi una stretta correlazione tra sistema di sospensione e di sostegno, infatti una buona funzionalità dei muscoli perineali previene la patologia fascio-legamentosa e quindi i prolassi.

 

Ma quali sono i fattori che portano alla genesi di questa alterazione delle strutture muscolo aponeurotiche?

Tra i fattori locali congeniti ricordiamo il deficit della componente connettivale del pavimento pelvico

 

Tra i fattori locali acquisiti rientra la gravidanza, il parto ed il deficit estrogenico indotto dalla menopausa.

 

Tra i fattori generali rientra tutto ciò che crea un aumento della pressione addominale come l’obesità, la stipsi, i lavori pesanti, la BPCO, le attività sportive pesanti, le cattive posture.

 

 

Gradi del prolasso:

Facendo riferimento a due punti fissi lungo il canale vaginale (piano delle spine ischiatiche e piano dell’imene), in base a quanto l’organo scende, sarà possibile identificarne il grado.

  • Grado 0: Nessun Descensus
  • Grado I: Descensus a metà strada tra le spine sichiatiche e l’imene
  • Grado II: Descensus a livello dell’imene
  • Grado III: Descensus a metà strada oltre l’imene
  • Grado IV: Descensus completo oltre l’imene

 

 

Sintomatologia associata:

La sintomatologia varia in base all’organo prolassato.

comune tra i tre tipi di prolasso (isterocele, cistocele ed rettocele) sarà una percezione di Nel caso in cui l’organo dovesse prolassare  attraverso il canale vaginale la sintomatologia in pesantezza a livello perineale anteriore con sensazione di ingombro vaginale.

Nel caso in cui il prolasso dovesse farsi strada attraverso il canale anale, si avvertirà la sensazione di pesantezza a livello anale che tende ad aumentare con la stazione eretta prolungata e dopo l’evacuazione.

 

Altri sintomi associati ai prolassi sono:

  • Incontinenza urinaria
  • Residuo post minzionale
  • Sensazione di non completo svuotamento vescicale
  • Minzione in più tempi
  • Dolore pelvico
  • Dispareunia
  • Difficoltà di svuotamento dell’ampolla rettale
  • Sensazione di non completa evacuazione
  • Necessità di manovre per facilitare l’espulsione delle feci
  • Difficoltà a tenere i gas e le feci

 

 

Trattamenti:

I trattamenti proposti per questa problematica possono essere:

  • Preventivi
  • Conservativi
  • Post operatori

Lo scopo di questi trattamenti sarà quello di andar a rimettere l’acqua sotto la nave (rinforzare la muscolatura pelvica) al fine di ripristinare il sistema di sostegno dell’organo ed impedire o il peggioramento del prolasso o il rischio di recidiva chirurgica.

Ma poiché la perdita di forza dei muscoli perineali è associata molto spesso alle iperpressioni addominali, il fisioterapista dovrà effettuare due tipi differenti trattamento: uno globale ed uno specifico.

 

Il trattamento fisioterapico globale sarà mirato ad eliminare le iperpressioni all’interno del corpo del paziente utilizzando esercizi posturali ed esercizi di respirazione.

 

Il trattamento osteopatico globale sarà anch’esso mirato ad eliminare le iperpressioni all’interno del corpo del paziente utilizzando sblocchi articolari,  muscolari e lavori viscerali.

 

Il trattamento fisioterapico specifico invece sarà mirato a rinforzare la muscolatura pelvica e addominale (trasverso dell’addome) per mezzo degli esercizi di Kegel e della ginnastica ipopressiva addominale (metodo Marcel Caufriez) e ad insegnare al paziente la corretta spinta evacuativa (in caso di stipsi)

Per quanto riguarda gli esercizi di Kegel potranno essere effettuati con o senza l’ausilio di un dispositivo medico definito biofeedback.

 

 

Trattamento preventivo:

Per trattamento preventivo si intende un trattamento che ha lo scopo di prevenire la genesi di una patologia; in questo caso del prolasso.

 

Fermo restando che tutte le donne per conformazione anatomica sono esposte a rischio di prolasso, le categorie di donne a cui questo trattamento si rivolge maggiormente sono:

  • Donne che hanno partorito (indipendentemente da quando hanno partorito)
  • Donne che effettuano lavori pesanti
  • Donne che effettuano sport pesanti, soprattutto se fatti a livello agonistico (ossia tutti gli sport che prevedono salti, sollevamento di pesi…)
  • Donne in menopausa
  • Donne che soffrono di stipsi

 

 

Trattamento conservativo:

Per trattamento conservativo si intende un trattamento che ha lo scopo di conservare ossia di non far peggiorare una determinata situazione anatomica e sintomatologica, che non può guarire al 100%, al fine di cercare di evitare l’intervento chirurgico.

 

Per quanto riguarda i prolassi, il trattamento conservativo ha lo scopo di rinforzare la muscolatura perineale, la muscolatura della fascia addominale ed eliminare tutte le cause che generano iperpressione addominale.

 

In base alla gravità del prolasso gli obiettivi terapeutici potranno essere i seguenti:

  • Nel prolasso di I° grado: cercare di riportare ad una restitutio ad integrum
  • Nel prolasso di II° grado: non far peggiorare l’evoluzione del prolasso e ottenere un miglioramento sintomatologico
  • Nel prolasso di III°: non far peggiorare l’evoluzione del prolasso al fine di evitare o di rimandare nel tempo un intervento chirurgico.

 

 

Trattamento post operatorio:

L’intervento chirurgico per il prolasso ha lo scopo di ricreare il sistema di sospensione dell’organo al fine di riportarlo nella sua sede anatomica con conseguente ripristino della sua corretta funzione eliminando le sintomatologie cliniche associate (sensazione di peso ai quadranti addominali inferiori, algie pelviche, difficoltosa evacuazione dell’alvo, ristagno post minzionale, incontinenza urinaria)

 

Lo scopo della riabilitazione post operatoria è quello di non far avvenire recidive in quanto con l’intervento chirurgico il medico ha ricreato gli ormeggi della nave (vedi sopra De Lancy) ma non ha agito ne sul livello dell’acqua nel porto, ossia sul sistema di sostegno effettuato dal sistema muscolo aponeurotico, ne sulle iperpressioni addominali.

Quindi se non agiremo sia a livello muscolare che sulle iperpressioni addominali, per mezzo della fisioterapia e dell’osteopatia, la donna rischierà una recidiva.